Case famiglia: ragazzi abbandonati dallo Stato al compimento dei 18 anni
Le case famiglia sono quasi tutte finanziate dallo Stato. Poi con il raggiungimento della maggiore età dei ragazzi ospitati, lo Stato termina il suo intervento. Un investimento enorme che rischia di andare perso - Luca Chianca
Sono circa 15mila i minori ospitati in strutture residenziali.
La maggior parte sono bambini nati in famiglie con gravi difficoltà
economiche e sociali. Le comunità di accoglienza, spesso, diventano
l'unica soluzione per dare una possibilità ai ragazzi di costruirsi un
futuro.
Le case famiglia sono quasi tutte finanziate dallo Stato
e il costo giornaliero per ogni intervento, come ci dice Andrea Cippone
dell'associazione Terra dei piccoli Onlus, è di circa 100 euro che in
media fanno 250mila euro a ragazzo fino al compimento del diciottesimo
anno. Poi, con la maggiore età, lo Stato termina il suo intervento. Un
investimento enorme che rischia di andare perso, fallendo nel
raggiungimento degli obiettivi previsti: la tutela del disagio, il
compimento del percorso formativo e l'avviamento al lavoro.
In Italia la percentuale dei ragazzi provenienti dai ceti più disagiati che riescono a laurearsi è tra le più basse d'Europa.
Il nostro paese è agli ultimi posti nella classifica dei paesi Ocse per
la povertà infantile. Il tasso di disoccupazione fra le giovani
generazioni è ormai enorme, ma ad essere particolarmente penalizzati
sono proprio i giovani, in età lavorativa, cresciuti fuori dalla
famiglia.
A marzo dello scorso anno alcuni senatori avevano presentato un disegno di legge per armonizzare il passaggio
dalle case famiglia al mondo del lavoro prevedendo degli sgravi fiscali
al datore di lavoro per assumere ragazzi provenienti da comunità di
tipo familiare. A fine novembre era stato assegnato in commissione
lavoro e previdenza sociale, ma lì si è bloccato perché nessuno l'ha mai
discusso.
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