venerdì 11 agosto 2017

Il sottomarino migliore, il miglior equipaggio: cronaca del sacrificio del sottomarino nucleare Kursk


Il sottomarino migliore, il miglior equipaggio: cronaca del sacrificio del sottomarino nucleare Kursk

Una tragedia che ha scosso il mondo. Diciassette anni fa nel mare di Barents affondò il sommergibile “Kursk”. L'intero equipaggio – 118 persone rimase ucciso. Come hanno cercato di salvarlo e sperato in un miracolo - cronaca:
 
12 agosto

Durante le esercitazioni della flotta del Nord, nel mare di Barents, al tempo concordato il sottomarino nucleare (APK) K-141 Kursk non è entrato in contatto. Nella zona dove si trovava il “Kursk”, alle 23:44 (qui e di seguito indicata l’ora di Mosca ndr) è stata registrata un’esplosione.
 
13 agosto

Alla ricerca del “Kursk” uscì un gruppo di navi sotto il comando dell'ammiraglio Vjacheslav Popov. Il sottomarino è stato trovato disteso sul fondo ad una profondità di 108 metri alle 04.51. Alle 7.15 l’allora Ministro della difesa Igor Sergeev segnalava l'accaduto al Presidente della Russia Vladimir Putin.

14 agosto

In questo giorno, alle 11.00 di mattina, il comando della flotta russa fece la sua prima dichiarazione ufficiale che il Kursk si era sdraiato sul fondo. In un comunicato era detto che con il “Kursk” rimanevano attive le comunicazioni. Più tardi, su richiesta del rappresentante della flotta, si è appreso che la comunicazione con l’equipaggio era supportata solo attraverso i colpi dati sullo scafo. Fu anche affermato che non vi era pericolo per la vita dell'equipaggio del sottomarino e che sarebbe stato effettuato il attraverso il salvataggio con una apparecchiatura chiamata “campana”, il flusso di combustibile era normale come normale era l’ossigeno e il sistema informatico.
 
Dopo l'ispezione dell'incrociatore era diventato chiaro che il “Kursk” stava appoggiato sul fondo, con un’angolatura di 40 gradi. Il sottomarino aveva la prua danneggiata e fuori uso la camera di salvataggio. I capi della Marina, l'ammiraglio Vladimir Kuroedov fece allora una dichiarazione che le possibilità di salvare l’equipaggio erano scarse.

15 agosto

Il 15 agosto il quartier generale della marina emise una dichiarazione ufficiale, dove indicava l’inizio dell'operazione di salvataggio. L'equipaggio del sottomarino nucleare era stato formato per essere evacuato con l’aiuto di apparecchiature di salvataggio. Le navi di emergenza erano l’Incrociatore nucleare “Pietro il Grande” ed altre 20 navi e imbarcazioni di salvataggio che si concentrarono sul luogo della tragedia. Tuttavia le condizioni meteorologiche non permisero di avviare l'operazione di salvataggio. Le condizioni del mare nella zona del disastro segnavano mare forza 4-5.
 
Il progettista generale dell'Ufficio di progettazione centrale “Rubin”, Igor Baranov, ammise che l'aria per il Kursk sarebbe durata solo 5-6 giorni. A Mosca venne creata una commissione governativa per indagare sulle cause dell'incidente. A capo della commissione fu posto il vice primo ministro Il’ja Klebanov. Contemporaneamente a Bruxelles rappresentanti del Ministero della difesa russo avviavano negoziati con la NATO.
 
Lo stesso giorno, il 15 agosto 2000, rappresentanti dei media affermavano che i membri dell'equipaggio del sottomarino erano ancora vivi. Tuttavia non erano a conoscenza di feriti e vittime.
 
16 agosto

Alla fine le condizioni atmosferiche permisero di avviare le operazioni di soccorso – il mare era forza 2. Dal vascello di salvataggio "Rudnitskij" fu rilasciato in mare il battello di soccorso per mare profondo Priz. Durante la notte diversi tentativi furono fatti per penetrare nel sottomarino, ma fallirono.
 
L'ammiraglio Kuroedov disse che la Russia avrebbe accettato qualsiasi assistenza offerta dall'Occidente.
 
17 agosto

Sul luogo della tragedia arrivò la nave norvegese dà profondità Seaway Eagle con sommozzatori a bordo e la nave da trasporto Normand Pioneer con attrezzature britanniche specialistiche.

18 agosto

Le operazioni di salvataggio dei soccorsi russi continuano, senza risultati

19 agosto

La nave norvegese Normand Pioneer arrivata sulla scena dell'incidente con una mini-barca britannica LR5 di salvataggio. Iniziò una nuova fase internazionale dell'operazione per salvare l'equipaggio del "Kursk".

20 agosto

Subacquei norvegesi esaminarono i danni del sottomarino e la presenza nei compartimenti dell’aria. I soccorritori stranieri riuscirono a sbloccare la valvola di ventilazione di soccorso. Ma non riuscirono ad entrare. Realizzarono sul posto uno speciale strumento per l'apertura del boccaporto

21 agosto

I norvegesi riuscirono ad aprire il boccaporto superiore del nono scompartimento. La camera di chiusura era vuota. Successivamente i soccorritori aprirono il portello interno del nono scompartimento. L’interno era invaso dall'acqua. Fu introdotta una videocamera all'interno dello scafo del sottomarino. Con il suo aiuto i soccorritori volevano determinare lo stato del settimo e dell'ottavo compartimento del "Kursk". Nel nono vano dell'incrociatore furono scoperti i corpi sena vita dell'equipaggio.
 
Lo stesso giorno il vice-ammiraglio Michail Mozak capo dello Stato maggiore della flotta del Nord confermava ufficialmente che l'equipaggio del sottomarino K-141 Kursk era deceduto.

22 agosto

Vladimir Putin con un suo Ukaz annunciava il 23 agosto Giorno di lutto. Il Presidente russo volò a Severomorsk, dove si incontrò con le famiglie e gli amici dei marittimi morti. Nei media si trovano informazioni che il sommergibile americano "Memphis" si trovava nel porto della città norvegese di Bergen. Era è entrato in porti 18 agosto per i rifornimenti.

23 agosto

Giornata di lutto nazionale in Russia.
 
 

24 agosto

Il Procuratore generale della Federazione Russa, Vladimir Ustinov, annunciava l’inizio di un procedimento penale per la morte dell’equipaggio del sottomarino

26 agosto

Il Presidente russo firmava il decreto di assegnazione delle onorificenze statali ai membri dell'equipaggio del Kursk (post mortem). Il titolo di Eroe della Federazione Russa venne assegnato al Capitano di 1° rango Gennadij Ljanin (postumo). Agli altri membri dell'equipaggio venne conferito “l'Ordine del Coraggio”. Nello stesso giorno Putin firmava l’Ukaz “Sulla perpetuazione della memoria dell'equipaggio del sottomarino atomico incrociatore “Kursk”.

29 agosto

Negli Stati Uniti ammettono che al momento dell'incidente al Kursk due sottomarini americani erano vicini ad esso. Ma negano che la causa del disastro sia stato uno scontro con uno dei loro.

19 settembre

Vladimir Putin decide di avviare l'operazione di recupero dei resti dell'equipaggio del "Kursk" e dello stesso sommergibile. L'operazione di recupero è prevista per ottobre-novembre del 2000 ma per la risalita del sottomarino i tentativi si concluderanno nel settembre del 2001

25 ottobre

L'operazione di recupero inizia con il riportare a galla i corpi dei sommergibilisti. Nell'ottavo comparto del sottomarino nucleare affondato scendeva il primo palombaro russo -il guardiamarina Sergej Shmygin

26 ottobre

Nella notte del 26 ottobre i subacquei esaminarono i corpi dei membri dell'equipaggio del “Kursk”. Dopo l'esplosione nel sesto, settimo, ottavo e nono compartimenti le persone erano ancora vive. Nella tasca del defunto comandante del nono scompartimento Dmitrij Kolesnikov, fu trovato un biglietto d'addio. Inizialmente fu pubblicata solamente la prima parte del testo: “13.15. Tutto il personale del sesto, settimo e ottavo compartimento è passato nel nono. Noi qui siamo 23 persone. Abbiamo preso questa decisione a seguito dell’incidente. Nessuno di noi può salire al piano superiore”. Più tardi venne resa nota ai giornalisti la seconda parte dello scritto. Due, tre persone cercarono di uscire dal sottomarino attraverso l’suscita di soccorso, ma non vi riuscirono perché il vano era stato riempito dall’acqua

29 ottobre

A Severomorsk sul piazzale del Mare si teneva la cerimonia funebre di commiato con quattro salme di sommergibilisti morti a seguito del disastro.
 
Alla fine di ottobre nel mare di Barents vennero terminati tutti i lavori nel nono compartimento del sommergibile.


2 novembre

L’apertura dello scafo nel terzo compartimento iniziò ma poi fu fermato. La camera nello stesso giorno è stata sigillata. Le telecamere hanno mostrato una "distruzione significativa di molte apparecchiature, meccanismi di arresto, frammenti di strumenti". Lo stesso giorno si tenne il funerale del Tenente capitano Dmitrij Kolesnikov a San Pietroburgo al cimitero di Serafimovskoye.

7 ottobre 2001

Inizia l'operazione per sollevare il sottomarino nucleare di Kursk dal fondo del mare di Barents

22 ottobre 2001  

Il “Kursk” viene adagiato su 50-blocchi costruiti nel cantiere di Rosljakovo. Otto quadre operative investigative lavorano a pieno regime dopo il completo svuotamento del sottomarino. Nella composizione dei gruppi vengono inclusi esperti della flotta del Nord, rappresentanti dei distretti militari di Mosca e San Pietroburgoi.

27 ottobre 2001  

Il Procuratore generale della Russia dichiara che l'ispezione visiva del propulsore nucleare permette di concludere che l'incendio si è verificato in tutta l’imbarcazione. Nel suo epicentro la temperatura ha raggiunto 8 mila gradi Celsius. Si è completamente riempita d’acqua in un tempo massimo di otto ore.
 
Dai compartimenti del “Kursk” nel periodo autunno 2000 - autunno-inverno 2001 sono stati recuperati ed identificati 115 dei 118 sommergibilisti morti.

26 luglio 2002  

Il procuratore generale della Russia riferì che la tragedia del “Kursk” è accaduta a causa di un’esplosione, il cui centro è stato localizzato nella cabina siluri, il quarto apparato dei siluri e successivamente l’esplosione ha sviluppato un processo nella parte della ricarica siluri che si trovava nel primo compartimento del sommergibile.
 
Ustinov ha anche dichiarato che i pubblici ministeri avevano chiuso il procedimento penale per la morte di propulsione nucleare “Kursk” per mancanza di prove.
 
Secondo lui nessun reato veniva ascritto alla responsabilità delle azioni compiute dagli ufficiali responsabili dello svolgimento delle esercitazioni nel mare di Barents, del produttore, nel funzionamento e installazione dei siluri che hanno causato la morte del “Kursk”. La versione di una collisione e la versione dell’urto di una mina venivano entrambe escluse.
 
La perdita dell'equipaggio è diventato il più grande disastro nella storia della flotta dei sottomarini della nazione.
 
 
La morte del Kursk: chi ha inflitto il colpo mortale?
 
Quanto più si allontana da noi questa data, più rimangono aperte molte domande. Qual è stata la causa della tragedia del sottomarino e del suo equipaggio? Chi ha distrutto il «Kursk»?
 
Esistono diverse versioni. Una di queste - sul siluro sparato da un sottomarino della NATO. Secondo questa versione il «Kursk» avrebbe provocato un’imbarcazione americana in un attacco di siluri verso sé stessa. C'è una seconda versione relativa ad un guasto nella cabina siluri, che presumibilmente ha causato un’esplosione di un tubo siluri. C'è anche una versione relativa a dei sabotatori che, dicono, fossero a bordo del nostro sottomarino. Ma il mistero di ciò che è successo il 12 agosto del 2000 è sepolto sul fondo del mare di Barents, ad una profondità di 104 metri sul “naso” della sala siluri che non è stato riportato in superficie.
 
Ricordiamo che il sottomarino Kursk è stato riportato a galla senza la parte del “naso”. Lo speciale dispositivo è stato segato e poi distrutto con l’esplosivo. Il fatto è stato spiegato dalla scelta di non lasciare sul fondo marino siluri inesplosi. Forse è così, ma questa esplosione ha definitivamente seppellito ogni speranza di conoscere la verità fino alla fine.
 
Tuttavia qualcosa sappiamo. Fino ad oggi, sicuramente, si sa che il "Kursk" è stato distrutto da un’esplosione di siluri nel vano naso. Ma è questa la causa dell'esplosione?
 
La versione principale dell'indagine è che uno dei siluri del "Kursk" è esploso nella cosiddetta "grassa" – il perossido di idrogeno del siluro. Gli investigatori dicono che il siluro era vecchio, era stato operativo per molti anni e una perdita causò l’esplosione. Ma in caso di una perdita era in atto un sistema che bloccasse la perdita del perossido di idrogeno. Anche se assumiamo la tesi che il sistema non ha funzionato e un incendio ancora non fosse scoppiato, non poteva iniziare alcuna esplosione della testata del siluro.
 
Che cosa avrebbe potuto far esplodere un siluro? Prima dello sparo il siluro si trova nel chiuso del tubo esplosivo, e questo possiede una elevatissima resistenza – in pratica è come una canna di fucile che spara il siluro nell'ambiente marino con aria compressa. Questa ha una grande forza, ma se qualche disturbata da qualche causa esterna sarà interessato, si potrebbe verificare una distruzione del corpo siluri, la fuoriuscita di carburante con la miscela dell'esplosivo dei siluri, si creerebbero cioè le condizioni per l'esplosione di un siluro.
 
E' noto che durante l'esame del «Kursk» riportato a galla, è stata trovata la copertura del vano siluri che, in realtà, era staccata dalla paratia del primo vano. Cioè staccata una velocità tale che ha «stampato» la paratia in acciaio. Questo significa che un tubo siluro è esploso e che l'onda d'urto ha sfondato un lato del vano. Questo è potuto accadere solo nel caso in cui la copertura esterna del vano siluri si è inceppata o è stata urtato da qualcosa che non ha permesso l'uscita causando un’esplosione che si è diffusa in ogni direzione.
 
Dalle prime informazioni dalla zona del disastro sappiamo che quasi subito dopo l’incidente al sottomarino "Kursk" accanto a questo sono stati trovate tracce di un altro sottomarino. E' stato spiegato che una boa di emergenza. Poi informazioni che, dopo la tragedia del "Kursk", in uno dei porti della Norvegia e poi in Inghilterra arrivò danneggiato un sottomarino degli Stati Uniti. E' questo sottomarino che potrebbe essere la causa della tragedia del "Kursk"?
 
li esperti spiegano che nelle acque poco profonde con banchi pietrosi, dove morì il "Kursk", si potrebbe facilmente nascondere un sottomarino americano. E approntare un lancio di siluri, fronteggiando sul campo di combattimento attraverso zone poco profonde il "Kursk", potrebbe essere accaduto un urto con un sottomarino nucleare americano che ha portato ad una terribile lesione del tubo lanciasiluri e la conseguente esplosione.
 
I sottomarini nucleari USA - cosiddetti "monoscafo", hanno uno spessore molto robusto di quasi dieci centimetri. E questo in realtà potrebbe diventare ariete corazzato, che in una collisione con il sottomarino russo, ad alta velocità, riuscirebbe a stropicciare come la carta l’involucro esterno leggero del nostro sottomarino "doppio corpo" e dare un colpo fatale ai tubi lanciasiluri che si trovano nello spazio fra i due corpi. Un colpo di tale potenza potrebbe far esplodere un siluro.
 
E’ una versione valida? Sicuramente! Ma perché allora, due giorni dopo la tragedia del «Kursk», a Mosca è arrivato in visita - assolutamente improvvisa   il direttore della CIA? Ci è stato detto che questa era una visita di routine, ma nell’agenda del direttore della CIA questa visita non era programmata. Perchè è arrivato il direttore della CIA e chi  poi ha ucciso il «Kursk»? 
 
 

LA VERSIONE UFFICIALE DELLA TRAGEDIA  

La Commissione governativa, sotto la guida di Il’ja Klebanov, ha sottoscritto la conclusione finale.
 
La firma del documento finale, che ha messo il punto finale alle indagini sulle cause della tragedia del «Kursk», si è tenuta di sabato sera. Tuttavia i dettagli dei risultati sono diventati noti solo il lunedì successivo. Come si è poi scoperto, l'atto, firmato dalla Commissione, ha imposto il «segreto» che sarà reso noto non prima di venticinque anni. Ma una conclusione, per la morte del sottomarino, non ci sarà.
 
Come ha spiegato il vice-ammiraglio Valerij Dorogin, il segreto imposto alle conclusioni della Commissione è relativa al fatto che nella stessa sono presenti documenti segreti, come il piano di esercitazioni navali o, ad esempio, le caratteristiche tecniche dei siluri del «Kursk» 
 
Tuttavia, la Commissione ha preso in considerazione l'interesse pubblico nella tragedia nel Mare di Barents, e non ha imposto un "secretato" sulle stesse conclusioni.
 
Secondo questo documento, la causa della morte di un sottomarino è stata una fuga di perossido di idrogeno dei siluri SS-N-16 (secondo la classificazione americana). In epoca sovietica, era classificato come «Prodotto n ° 398», conosciuto ora dalla marina russa sotto il codice 65-76. Tuttavia i marinai li chiamano «Balena» e il comandante «Grassi» perché, secondo Dorogin sembrano davvero delle botticelle (diametro dei siluri – 650 mm).
 
Le «Balene» vengono costantemente verificate per probabili situazioni di emergenza. Il fatto è che i siluri di questo tipo si attivano grazie ad una reazione chimica (reagenti – perossido di idrogeno e cherosene). Come è noto, il perossido di idrogeno si decompone facilmente nell’ossigeno atomico e nell'acqua. E l’ossigeno atomico è uno dei migliori agenti ossidanti. Ma i problemi con questo ossidante sono più che sufficienti - il perossido ad una tale concentrazione può decomporsi anche spontaneamente. E anche l’ossigeno atomico si ossida e può distruggere l'interno della parete del serbatoio con il perossido.
 
Più o meno questa cosa è successa con «la Balena» che si trovava nel primo vano del «Kursk». Molto probabilmente il perossido ha eroso la parete esterna siluri attivando una reazione chimica organica. A causa di questo si è verificata la prima esplosione termica che ha fatto uscire circa 2 tonnellate di miscela di perossido e kerosene. Naturalmente questa miscela è subito esplosa.
 
«Anche la comune bomba F-1, o «limoncino», in cui si trovano solo 75 grammi di esplosivo distrugge tutto ciò che si trova nel raggio di 20 metri, dice Dorogin. E ora immaginate l'effetto di due tonnellate di esplosivo in uno spazio chiuso. Ho visto una culatta che si trovava vicino al luogo dell'esplosione di un siluro. E' fatta di acciaio, ha uno spessore di 40 mm e si è incurvata moltissimo. Ecco immaginate che l'esplosione di questa culatta che parte ha avuto nel distruggere e spingere contro i tubi siluri».
 
Nel primo compartimento sono morti subito. Quelli che sono sopravvissuti nel secondo compartimento sono stati schiacciati quando sono esplosi gli altri siluri. 
 
Come ha sottolineato il vice-ammiraglio, era da tempo per la natura della distruzione che si era capito che il motivo della tragedia del «Kursk» è stata l'esplosione di un siluro. «Quindi per me non è stata una sorpresa la conclusione della Commissione» ha aggiunto il vice-ammiraglio.
 
 
 
 

 

 

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